Cecilia Ventriglia
Dall’altra parte del mondo (2015)
con il sostegno di TIEFFEU, Teatro Esperia-Bastia Umbra, Teatro Stabile dell’Umbria
testo di Barbara Lachi
Un giorno in un tempo lontano quando era semplice incontrare uno sciapode o un blemmo, quando dagli alberi nascevano oche o bambini che cadendo facevano wak wak, dallo stesso albero nacquero due bambine identiche e contrarie. La prima cadde sul terreno, la seconda nell’acqua; la corrente la trascinò via. Da luoghi lontani e da opposte spiagge sentivano il richiamo l’una dell’altra. Nel profondo della loro memoria era racchiusa la strada da seguire. Oltre le frontiere che separano le città dai sogni, seguendo la geografia dei propri desideri le due bambine si misero in viaggio l’una verso l’altra. Attraversando luoghi sconosciuti e misteriosi cha stanno sempre dall’altra parte del mondo, dove i confini sono labili e puoi spostarli avanzando.
Tratto dal libro Dall’altra parte del mondo
Lo spettacolo mette in scena storia di due sorelle che nascono dai fiori dello stesso albero, ma cadendo l’una a terra e l’altra in acqua si ritrovano separate dalla nascita e finiscono una in Oriente e l’altra in Occidente. Intraprendono però subito un lungo viaggio alla ricerca l’una dell’altra; un viaggio per trovare l’altra se stessa, la parte mancante alla propria felicità. Nel loro viaggio entreranno in contatto con luoghi sconosciuti e incontreranno mostri dalle forme più strane, mostri che mostrano, puntano il dito in una direzione, insegnano. Le bimbe rischieranno di perdere la direzione giusta ma il loro sentire sarà così forte che si ritroveranno vicine, fino a specchiarsi l’una nel volto dell’altra senza paura, ma con la gioia della completezza. E si ritroveranno nell’isola dei desideri che scompare e riappare, che naviga e si inabissa come un gigantesco pesce ai quattro angoli della terra. Protagonisti sono corpo e suono, le due sorelle cercheranno di comunicare a distanza attraverso un loro linguaggio unico che è quello della body percussion. I personaggi strani e a volte mostruosi che incontreranno non useranno la parola per comunicare ma il corpo e la voce in una commistione di danza e canto. Le uniche e poche parole arriveranno da un essere magico che racconterà agli spettatori questa splendida storia e a volte metterà lo zampino sugli accadimenti….
Il segreto per incontrare gli spettri è l’innocenza. Presi come siamo dal dio denaro dall’inseguimento della forma e dalla reputazione, il nostro cuore si offusca e perde di purezza. Se ci liberassimo di tali catene e osservassimo ciò che ci circonda con occhi diversi, allora ci apparirebbero i particolari anche soprannaturali di cui prima non avremmo immaginato nemmeno l’esistenza. Eppure gli esseri umani, fin dalla loro nascita posseggono questa peculiarità nell’intelletto.
Kumakuzu Minakata
Note delle autrici
Uno spettacolo di danza, canto e musica. I personaggi in scena parlano esclusivamente con i loro corpi e attraverso i suoni che emettono con l’ausilio di originali strumenti musicali. Il nostro lavoro creativo prende spunto dalle danze e dai canti popolari dei vari paesi che nel racconto le bimbe attraversano. Attraverso la loop station vocale si realizzano dal vivo tappeti sonori e canti. Con la collaborazione del body music performer Simone Mongelli si approfondisce la tecnica della body percussion per creare un linguaggio ritmico e fisico che permetta alle due bimbe seppur lontane di comunicare sentendo reciprocamente l’una i suoni dell’altra, fino a creare vere e proprie melodie danzate.
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con il sostegno di TIEFFEU, Teatro Esperia-Bastia Umbra, Teatro Stabile dell’Umbria
testo di Barbara Lachi