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Rassegna Invito di Sosta
Elisabetta Lauro
Regenland – Elogio del buio
Prima nazionale
un solo di e con Elisabetta Lauro
collaborazione artistica Cèsar Augusto Cuenca Torres
supporto drammaturgico Gennaro Lauro
disegno spazio e luci Elisabetta Lauro, Gaetano Corriere
assistenza tecnica Gaetano Corriere
testi Elisabetta Lauro, Kae Tempest
produzione Cuenca/Lauro
coproduzione Sosta Palmizi
con il sostegno di Associazione Invito alla Danza
Selezionato per il progetto FabricAltra/Rigenerazione degli spazi industriali – Schio
foto Luigi De Frenza e Elisa Nocentini
video di Giacomo Mosconi girato presso il Teatro Comunale Mario Spina di Castiglion Fiorentino
Solo – produzione 2021 – durata 45′
Con REGENLAND, che potrebbe essere tradotto dal tedesco come paese della pioggia, provo a dare un nome all’immaginario interiore nel quale si sviluppa questo percorso. Toni plumbei e zone di penombra caratterizzano questo sfondo emotivo, che nulla ha però di malinconico, triste o nostalgico, ma indica più che altro il desiderio di voler eludere il bagliore delle cose per volgere lo sguardo altrove, lì dove la luce non penetra così facilmente.
Lo potrei paragonare a un rito di esfoliazione: levare via i miei strati luminosi accumulati nel tempo per cercare un confronto con l’oscurità, guidata dal presentimento che solo una volta che il visibile è svanito, l’invisibile può rivelarsi. Attraverso questo processo intendo celebrare il caos, affrontare le piccole morti e, addentrandomi nelle crepe del mio essere, scendere nel punto più buio dove sorge la luce.
HOLD YOUR OWN by KAE TEMPEST
But
when time pulls lives apart
hold your own.
When everything is fluid, nothing can be known with any certainty,
hold your own.
Hold it till you feel it there
as dark and dense and wet as earth,
as vast and bright and sweet as air.
When all there is
Is knowing that you feel what you are feeling,
hold your own.
Ask your hands to know the things they hold.
I know the days are reeling past in such squealing blasts
but stop for breath and you will know it’s yours,
swaying like an open door
when storms are coming,
hold.
Time is an onslaught,
love is a mission,
we work for vocation until in remission,
we wish we’d had patience and given more time to our children.
Feel each decision that you make.
Make it, hold it.
Hold your own.
Hold your lovers,
hold their hands,
hold their breasts in your hands like your hands were their bras,
hold their face in your palms like a prayer,
hold them all night, feel them hold back,
don’t hold back,
hold your own.
Every pain,
every grievance,
every stab of shame,
every day spent with a demon in your brain giving chase,
hold it.
Know the wolves that hunt you,
in time, they will be the dogs that bring your slippers.
Love them right and you will feel them kiss you when they come to bite
hot snouts digging out your cuddles with their bloody muzzles.
Hold.
Nothing you can buy will ever make you more whole.
This whole thing thrives on us feeling always incomplete
and it is why we will search for happiness in whatever thing it is we crave in the moment
and it is why we can never really find it there.
It is why you will sit there with the lover that you fought for,
in the car you sweated years to buy
wearing the ring you dreamed of all your life
and some part of you will still be unsure that this is what you really want.
Stop craving,
hold your own.
But if you are satisfied with where you are at, with who you are,
you won’t need to buy new make-up or new outfits or new pots and pans
to cook new exciting recipes
for new exciting people
to make yourself feel like the new exciting person you think you’re supposed to be.
Happiness- the brand-is not happiness.
We are smarter than they think we are.
They take us all for idiots
but that’s their problem,
when we behave like idiots
it becomes our problem.
So, hold your own,
breathe deep on a freezing beach,
taste the salt of friendship,
notice the movement of a stranger.
Hold your own
and let it be
catching.
HOLD YOUR OWN di KAE TEMPEST
Ma
quando il tempo separa le vite
tieni stretto quel che sei.
Quando ogni cosa è fluida, nulla si può sapere con certezza,
tu tieni stretto quel che sei.
Tienilo fino a sentirlo
scuro e denso e umido come la terra,
vasto e luminoso e dolce come l’aria.
Quando tutto ciò che c’è
è sapere che senti ciò che tu stai sentendo,
tieni stretto quel che sei.
Chiedi alle tue mani di sapere quel che tengono.
Lo so che i giorni passano barcollando tra suoni squillanti
ma tu fermati a riprendere fiato e saprai che è il tuo,
dondolando come una porta aperta
quando le tempeste sono lì che arrivano
tu tieni.
Il tempo è un assalto,
l’amore è una missione,
noi lavoriamo per vocazione fino a che, in remissione,
vorremmo aver avuto pazienza e dedicato più tempo ai nostri bambini.
Senti ogni decisione che prendi.
Prendila, tienila,
tieni stretto quel che sei.
Tieni le tue amanti,
tieni loro le mani,
tieni i loro seni tra le tue mani come se le tue mani ne fossero reggiseno,
tieni i loro volti tra i tuoi palmi come una preghiera.
Tienile tutta la notte,
senti loro tenere te,
non tirarti indietro,
tieni stretto quel che sei.
Ogni dolore,
ogni rancore,
ogni fitta di vergogna,
ogni giorno passato con un demone lì nel cervello
a darti la caccia,
tu tieni.
Impara a conoscere i lupi che ti braccano,
col tempo diventeranno i cani che ti portano le pantofole.
Amali nel modo giusto e li sentirai baciarti quando vengono per morderti,
musi caldi che stanano le tue coccole con bocche insanguinate.
Tieni.
Nulla di quel che puoi comprare ti renderà mai più completa.
Tutto questo prospera su di noi che ci sentiamo sempre incompiute
ed è per questo che cercheremo la felicità in qualsiasi cosa desideriamo in quel momento
ed è per questo che non la troveremo mai.
E per questo che ti siederai con l’amante per cui hai lottato
nell’auto che hai sudato anni per comprare
portando l’anello che hai sognato per tutta la vita
e ancora una parte di te non sarà certa che sia davvero questo ciò che vuoi.
Smettila di agognare,
tieni stretto quel che sei.
Ma se sei soddisfatta di dove ti trovi, di chi sei,
non avrai bisogno di comprare nuovi trucchi o nuovi vestiti o nuove pentole e padelle,
per cucinare nuove stuzzicanti ricette
per nuove stimolanti persone,
per sentirti la nuova interessantissima persona che credi di dover essere.
La felicità – il marchio – non è felicità.
Siamo più intelligenti di quel che pensano.
Ci prendono tutti per idioti
ma questo è un problema loro,
quando siamo noi a comportarci da idioti
diventa un problema nostro.
Allora, tieni stretto quel che sei,
respira a fondo su una spiaggia gelida,
assapora il sale dell’amicizia,
fai caso al movimento di uno sconosciuto.
Tieni stretto quel che sei
e lascia che sia
contagioso.
Biografia compagnia
Elisabetta Lauro si è laureata presso la Folkwang University of Arts (Germania) dove ha conseguito anche un master da interprete solista. Ha lavorato con il regista e coreografo taiwanese Wu Kuo-Chu ed è stata danzatrice ospite in “Sacre du Printemps” di Pina Bausch. Ha fatto parte per sette anni della compagnia stabile di teatrodanza dello Staatstheater Kassel (Germania) diretta prima da Wu Kuo-Chu e poi da Johannes Wieland e ha creato lavori, tra altri, con Malou Airaudo, Wu Kuo-Chu, Johannes Wieland, Jossi Berg/Oded Graf e Rootlessroot. Ha lavorato in qualità di direttrice di prova per il Teatro Stabile di Kassel, la Folkwang University of Arts e il Cloud Gate Dance Theatre (Taiwan). Nel 2011 ha dato vita alla collaborazione artistica Cuenca/Lauro e insieme al danzatore colombiano César Augusto Cuenca Torres ha presentato i lavori “Hay un no sé qué no sé donde”, premiato con una Menzione Speciale della Giuria e il Premio del pubblico al Concorso Internazionale Masdanza18 (Spagna), e “(zero)”, Primo Premio della Giuria Masdanza20 e Premio Equilibrio Roma. Entrambi i lavori sono stati selezionati per diversi circuiti e piattaforme, e hanno girato internazionalmente. Durante gli anni di produzione personale ha collaborato anche con la coreografa turca Leyla Postalcioglu, la Compagnia Menhir, la Compagnia delle Formiche, la compagnia tedesca Hidden Tracks e la compagnia I Nuovi Scalzi. “REGENLAND-Elogio del buio” è il suo primo lavoro da solista, è stato selezionato per il progetto “FabricAltra- Rigenerazione degli Spazi industriali-Schio” e debutterà in primavera 2021 nella rassegna Invito di Sosta. Elisabetta è sostenuta dall’Associazione Invito alla Danza di Barletta con cui collabora in qualità di docente, ed è artista associata dell’Associazione Sosta Palmizi.
Info e prenotazioni
Acquista i biglietti
Costo: 5 € + commissioni di servizio (0,34 €)
Inizio streaming: ore 21:00
Si raccomanda la puntualità; l’accesso alla sala virtuale sarà possibile a partire dalle ore 20:40
Per problemi tecnici contattare il numero 351 9714272 (anche whatsapp)
Per maggiori info
+39 0575 63 06 78 / +39 393 99 135 50 (numero mobile disponibile anche la sera dello spettacolo)
info@sostapalmizi.it