Francesca Antonino
Little Star (2017)
creato ed interpretato da Francesca Antonino
nutrimento sonoro Valerio Sirna
trattamento sonoro Roberto Passuti
disegno luci Andrea Rossi
produzione Sosta Palmizi
con il sostegno di H(abita)T – Rete di Spazi per la Danza/Comune di Budrio/Fienile Fluo/Maison Ventidue
un ringraziamento ad Agostino Bontà, Ilaria Marchetto, Spazio Danza Bologna, Kire Pianoro
foto Marco Mastroianni
Little Star si è sviluppato a partire da un’indagine intorno principi fisici riguardo liquidità e scomposizione del movimento: uno studio sui diversi gradienti di reazione del corpo. Reazione ad agenti interni che si spostano tra le membra, ad agenti esterni che proiettano il corpo in un altrove lontano ed immaginifico.
Ha preso forma una partitura coreografica che ha richiamato in superficie diverse sfere di intimità e si è resa piano piano evidente la parola chiave attorno alla quale il pezzo di snoda: la caduta.
In una seconda fase del lavoro il corpo si è precisato intorno ad un immaginario pop, riferendosi ad idoli musicali e cinematografici a cavallo tra gli anni ’50 e ’60: l’epoca del primo rock and roll e delle grandi stelle del cinema hollywoodiano. Sono apparse come lontane allusioni le figure di Marilyn Monroe e di Elvis Presley, nella loro doppia faccia: divi splendenti per il pubblico e per l’industria dello spettacolo, personalità fragili nelle loro esistenze private. Si è permesso che entrassero nel lavoro e nel paesaggio sonoro come emblemi della dicotomia tra lo splendore e la perdita del sé: portano in Little Star un’atmosfera ammaliante, ma lievemente decadente.
Sostenuta dal luccichio di paillettes e brillantini, si è cercata nell’iper-segno e nell’esposizione una femminilità che allude al maschile e si scioglie nell’oblio del vortice. Inebriarsi ed inebriare per sopravvivere. Venire a presenza per ricominciare. Tra l’orgia della vetta e il disfacimento semi-assoluto, emerge un altalenare emotivo tra brio e declino. Galleggiando tra totali smarrimenti e profonde lucidità, il corpo si ritrova solo posandosi nello spazio. Trova un luogo dove riconoscersi e dichiararsi, per poi perdersi nuovamente; in un ciclo continuo, come se il fatto non si chiudesse mai.
Note di regia
Un paio di labbra
divine, sfatte
Uno scintillio che abbaglia.
Un luccichio, uno sfolgorio, un’insegna al neon de-caduta.
L’immagine magnificata di un divo (o una diva?) proiettata su uno schermo increspato.
L’apparire di segrete zone di svago, l’abbandono alla vertigine del flusso.
All’ebbrezza del volo.
Essere sulla cresta dell’onda.
Per poi precipitare. Di colpo.
Il decadimento. La decadenza.
Abbandonarsi all’intimità,
disfacendosi progressivamente del sé.
Oh baby, I’ve told every little star just how sweet I think you are, why haven’t I told you – Linda Scott (1961)
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Teaser
creato ed interpretato da Francesca Antonino
nutrimento sonoro Valerio Sirna
trattamento sonoro Roberto Passuti
disegno luci Andrea Rossi
produzione Sosta Palmizi
con il sostegno di H(abita)T – Rete di Spazi per la Danza/Comune di Budrio/Fienile Fluo/Maison Ventidue
un ringraziamento ad Agostino Bontà, Ilaria Marchetto, Spazio Danza Bologna, Kire Pianoro
foto Marco Mastroianni
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